lunedì 27 novembre 2006

Oltre la rappresentazione

Secondo il realismo cognitivo, il mondo può essere descritto tramite elementi discreti e ben definiti. Tuttavia i tentativi di far funzionere un risolutore di problemi di portata generale (General Problem Solver) hanno mostrato la difficoltà dell'impresa: un'azione cognitiva che possa realizzarsi nel mondo reale sembra richiedere una quantità di informazione infinita, che fa parte del senso comune, ma che è concretamente impossibile inserire in un computer.

Ciò significa che bisogna superare l'idea che la realtà possa essere ridotta ad una rappresentazione.

Scrive Francisco Varela:

In realtà, se si desidera recuperare il senso comune, allora si deve invertire l'atteggiamento rappresentazionista e trattare il know-how contesto-dipendente non come un artefatto residuo che possa essere gradualemente eliminato con la scoperta di regole più sofisticate, ma, in realtà, come l'essenza stessa della cognizione creativa.
E ancora:
L'intuizione centrale di quest'orientamento non oggettivista è la concezione secondo la quale la conoscenza sarebbe il risultato di un'incessante interpretazione che emerge dalle nostre capacità di comprensione. Queste capacità sono radicate nelle strutture della nostra corporeità biologica, ma sono vissute e sperimentate in un ambito di azione consensuale e di storia culturale (1).
(1) F.J. Varela, E. Thompson e E. Rosch, La via di mezzo della conoscenza, Feltrinelli 1992 (1991), pp. 179-180.

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