domenica 4 marzo 2007

Riduzionismo / 3

La posizione estrema di chi vorrebbe ridurre lo studio della biologia alla chimica e quest'ultima alla fisica, non sembra sostenibile; questa posizione è testimoniata anche da un fisico come Murray Gell-Mann:

Le forme di vita terrestri sarebbero il risultato di un gran numero di eventi aleatori, ognuno dei quali avrebbe contribuito alle notevoli regolarità della biochimica terrestre, facendole acquisire, in tal modo, una elevata complessità effettiva. [...]
Le leggi della biologia dipendono dalle leggi della fisica e della chimica, ma anche da una grande quantità di informazione addizionale su come si sono determinati quegli eventi accidentali. Qui, ben più che nella fisica nucleare, nella fisica della materia condensata o nella chimica, si constata che vi è un'enorme differenza tra il tipo di riduzione alle leggi fisiche fondamentali che è possibile in linea di principio e il tipo banale che la parola "riduzione" potrebbe evocare nella mente del lettore ingenuo. Lo studio del vivente è ben più complesso della fisica fondamentale: infatti un numero grandissimo delle regolarità degli organismi terrestri risultano da eventi accidentali, oltre che dalle leggi fondamentali (1).
In altri termini non si può ricondurre lo studio della biologia, e in particolare della biologia del vivente, solamente ad una serie di leggi; infatti c'è un elemento che contribuisce in modo fondamentale allo sviluppo degli organismi biologici: il caso. Grazie alla casualità si crea la storia, intesa come serie di eventi possibili e non totalmente riconducibili ad una necessità, la quale diventa, in questo ambito, un imprescindibile strumento di analisi scientifica. Si pensi, come esempio di avvenimento accidentale, alla scomparsa dei dinosauri e alle conseguenze, nell'ambito dell'evoluzione, che ad essa sono seguite.
La presenza del caso nello sviluppo biologico implica che alcune informazioni devono essere introdotte allo stesso livello che si sta analizzando, proprio perché, per definizione, il caso è irriducibile a spiegazioni causali.

(1) M. Gell-Mann, Il quark e il giaguaro, Bollati Boringhieri 1996 (1994), pp. 140-141.

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