Conoscenza del mondo / 2
Quando osserviamo un oggetto, come per esempio una bottiglia, in genere siamo convinti che esista l'oggetto bottiglia, e che i nostri sensi ne ricostruiscono un'immagine più o meno fedele.
In questo senso la conoscenza del mondo è intesa come la rappresentazione di una realtà che si trova di fronte a noi.
In verità non abbiamo nessuna prova diretta che effettivamente esista, indipendentemente dalla nostra conoscenza di esso, un oggetto come una bottiglia; tuttavia, pensare che la bottiglia che vediamo di fronte a noi esista oggettivamente è rassicurante, e ci permette di spiegare la regolarità con cui la ritroviamo sul tavolo se torniamo ad osservarla.
Inoltre sembra che l'unica alternativa alla posizione oggettivista, o della gallina, sia quella soggettivista, o dell'uovo, secondo la quale il mondo non esiste ed è solo una nostra proiezione; ma questa seconda posizione ci appare decisamente meno convincente della prima.
Possiamo immaginare, tuttavia, una terza possibilità, intermedia alle due che abbiamo citato, nella quale la percezione non corrisponde alla rappresentazione di un mondo prestabilito, ma nasce da una coordinazione fra struttura cognitiva e capacità di azione dell'organismo che percepisce.
In questo modo l'organismo genera l'ambiente e al tempo stesso ne è forgiato.
Usando le parole di Merleau-Ponty:Poiché tutti i movimenti dell'organismo sono sempre condizionati da influenze esterne, è sempre possibile, se si vuole, presentare il comportamento come un effetto dell'ambiente. Ma allo stesso modo, poiché tutte le sollecitazioni che l'organismo riceve sono state rese a loro volta possibili soltanto dai suoi movimenti precedenti, che hanno finito per esporre l'organo recettore alle influenze esterne, si potrebbe dire con altrettanti buoni motivi che il comportamento è la causa prima di tutte le sollecitazioni (stimoli). La forma dell'eccitante, dunque, è creata dall'organismo stesso, dal suo modo particolare di offrirsi alle azioni dell'ambiente esterno. Certamente l'organismo per poter sussistere, deve incontrare intorno a sé un certo numero di agenti fisici e chimici; ma è proprio l'organismo secondo la natura dei propri recettori, secondo le soglie dei suoi centri nervosi, secondo i movimenti degli organi, che trasceglie nel mondo fisico gli stimoli ai quali sarà sensibile (1).
(1) M. Merleau-Ponty, La struttura del comportamento, Bompiani 1963, pp. 35-36.