lunedì 29 gennaio 2007

Crisi della scienza / 3

Nel mondo circostante intuitivo, nella considerazione astrattiva delle forme spazio-temporali, noi esperiamo innanzitutto "corpi" - non i corpi geometrico-ideali, bensì quei corpi che noi realmente esperiamo, provvisti di quel contenuto che è il reale contenuto dell'esperienza.
Qui è descritta l'esperienza del nostro contatto con gli oggetti che popolano la realtà: oggetti che continuamente percepiamo e con i quali ci relazioniamo.
A partire da queste esperienze primitive si è sviluppato un processo di progressiva astrazione verso le forme pure, ideali, che rappresentano gli elementi di base della geometria.

Alcune forme, come ad esempio le rette, i triangoli, i cerchi, sono privilegiate; poiché a partire da esse si possono costruire sistematicamente tutte le forme pensabili.
Tramite il processo di misurazione si mette in relazione l'oggetto empiricamente esperito con il mondo delle forme ideali, e in questo modo è possibile descriverlo intersoggettivamente facendo uso delle categorie generali ed ideali della geometria.

E' ciò che facciamo ormai spontaneamente, quando diciamo, ad esempio, che quel foglio ha una forma rettangolare o quell'aiuola una forma circolare.
Tuttavia, quel che spesso sfugge è che
tutta questa matematica pura ha a che fare con i corpi e col mondo corporeo in una mera astrazione, cioè soltanto con le forme astratte nella spazio-temporalità e, oltretutto, soltanto in quanto esse sono forme-limite puramente "ideali". Ma concretamente le forme empiriche reali o possibili ci sono date, dapprima, nell'intuizione empirica sensibile, soltanto come "forme" di una "materia", di un plenum sensibile; cioè con ciò che si rappresenta nelle cosiddette qualità specifiche di senso, colore, suono, odore e simili, e secondo peculiari gradualità (1).
(1) E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, EST 1997 (1958), pp. 54, 59.

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