venerdì 26 gennaio 2007

Crisi della scienza / 2

Durante il Rinascimento avviene in Europa un mutamento culturale rivoluzionario, grazie al quale la ragione, e in particolare la ragione che si esprime tramite la filosofia, diviene lo strumento tramite cui l'uomo moderno può ripensare se stesso e l'intero mondo circostante, alla luce di una conoscenza e di un'etica, che aspirano ad essere considerate universali e sovra-temporali.

La filosofia ha il ruolo di una scienza onnicomprensiva, e rappresenta l'ambito di senso all'interno del quale possono svilupparsi le diverse discipline teoretiche.
Il progetto, tuttavia, non si realizza, poiché il metodo riesce ad applicarsi solamente alle scienze positive, che ottengono indubbi successi, mentre l'ambito della metafisica, dove sono rappresentati i problemi più specificamente filosofici, si sviluppa lungo diverse direzioni che non trovano un accordo, ma che, al contrario, si rivelano ostili fra di loro.

L'ideale, quindi, di una filosofia universale basata sulla ragione si dissolve, e senza voler mettere in secondo piano gli straordinari progressi ottenuti dalla scienza moderna, tuttavia non si può dimenticare che quest'ultima nasce all'interno di questo progetto filosofico, e la crisi della filosofia rappresenta una crisi anche per la stessa scienza:

ciò significa che tutte le scienze moderne finiscono col venire a trovarsi in una crisi di tipo particolare e sentita come enigmatica, che investe il senso in cui sono state fondate, quel senso che esse continuano a recare in sé in quanto rami della filosofia. Si tratta di una crisi che non investe i successi teoretici e pratici della specializzazione professionale, ma che tuttavia scuote da cima a fondo il senso della loro verità.

[...] Perciò la crisi della filosofia equivale a una crisi di tutte le scienze moderne in quanto diramazioni dell'universalità filosofica; essa diventa una crisi, dapprima latente e poi sempre più chiaramente evidente, dell'umanità europea, del significato complessivo della sua vita culturale, della sua complessiva "esistenza" (1).
(1) E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, EST 1997 (1958), p. 41.

1 commento:

Monica ha detto...

perenne vanto della scienza sta il fatto che essa, agendo sulla mente umana, ha vinto l'insicurezza dell'uomo di fronte a se stesso e alla natura.
Einstein, Albert Pensieri degli anni difficili Boringhieri, Torino, 1965, p. 32.


La scienza non può stabilire dei fini e tanto meno inculcarli negli esseri umani; la scienza, al più, può fornire i mezzi con i quali raggiungere certi fini. Ma i fini stessi sono concepiti da persone con alti ideali etici.
Einstein, Albert Pensieri degli anni difficili, Boringhieri, Torino, 1965, p. 226.

Se con crisi della filosofia intendiamo lo sgretolamento dell'entità individuale, concordo nel dire che vi sarà una crisi della scienza. Questo perchè concepisco la scienza come mezzo per giungere a nuove risposte (o domande?!). Ma...se investighiamo una nuova realtà la coscienza personale verrà a sua volta modificata. Forse filosofia e scienza corrono parallelamente: dall'interazione delle due nasce la Scienza assoluta.