lunedì 19 febbraio 2007

Seguire le regole / 2

Che relazione c'è fra l'espressione di una regola e seguire la regola stessa?

Supponiamo di essere in un paese straniero e di incontrare il seguente simbolo sconosciuto: x&2. Ci informiamo presso un abitante del luogo, ma qualunque spiegazione ci sembra incomprensibile.
Allora l'abitante del luogo scrive una serie di uguaglianze: 1&2=2, 2&2=4, 3&2=6, 4&2=8, 5&2=10,... e a noi sembra di aver capito: "x&2" significa moltiplicare x per 2.
Tuttavia che certezza abbiamo di aver compreso la regola associata al simbolo? La regola riguarda un'infinità di casi, mentre noi ne possiamo controllare solo un numero finito.

Dunque, in base a cosa impariamo a seguire una regola? Ogni spiegazione deve essere interpretata e ci conduce sempre ad una ulteriore interpretazione. Ogni insieme di esempi è insufficiente poiché è necessariamente finito, mentre la regola riguarda un numero infinito di casi.
Probabilmente, allora, impariamo a seguire una regola perché siamo addestrati a farlo; in questo senso "'seguire la regola' è una prassi. E credere di seguire la regola non è seguire la regola".

Lasciami chiedere: Che cosa ha da spartire l'espressione della regola - diciamo un segnale stradale - con le mie azioni? Che tipo di connessione sussiste fra le due cose? - Ebbene, forse questa: sono stato addestrato a reagire in un determinato modo a questo segno, ed ora reagisco così.
Ma in questo modo hai solo indicato un nesso causale, hai solo spiegato come mai ora ci regoliamo secondo le indicazioni di un segnale stradale; non in che consista, propriamente, questo attenersi ad un segnale. No; ho anche messo in evidenza che uno si regola secondo le indicazioni di un segnale stradale solo in quanto esiste un uso stabile, un'abitudine" (1).
(1) L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, Einaudi 1983 (1953), § 198, p. 107.

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