giovedì 1 febbraio 2007

Crisi della scienza / 5

Galileo sovrappone al mondo delle intuizioni sensibili e della concretezza, una lettura basata sulle caratteristiche dell'esattezza. A partire dalla misura dei rapporti spaziotemporali i fenomeni sono descritti tramite enti geometrici, che a loro volta sono ricondotti a rapporti formali, sintetizzati da formule matematiche.

La geometria viene, così, aritmetizzata, e si realizza un ulteriore allontanamento da ogni realtà intuitiva.

Nel calcolo algebrico, il significato geometrico passa da sé in secondo piano, anzi cade completamente; si calcola, e soltanto alla fine ci si ricorda che i numeri stanno a significare grandezze.
L'efficacia e il fascino che derivano dalla descrizione fisicalista del mondo, portano ad un rischio: pensare che gli strumenti sempre più astratti che si sono sviluppati per leggere, interpretare, ordinare la realtà, coincidano con la realtà stessa, anzi diventino in qualche modo più veri del "mondo intuitivo della vita concretamente reale, nell'ambito del quale la matematica non è che una prassi particolare".
E' inoltre comprensibile come potesse nascere la tentazione di vedere in queste formule e nel loro senso il vero essere della natura stessa (1).
(1) E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, EST 1997 (1958), pp. 72-73.

Nessun commento: