sabato 3 febbraio 2007

Crisi della scienza / 6

Qual è, dunque, il nucleo della crisi della scienza che Husserl individua?
Abbiamo visto come con Galileo al mondo naturale pre-scientifico si sovrappone una natura idealizzata, che si esprime tramite concetti geometrici, ed ancora di più tramite concetti matematici.
Il metodo scientifico, in questo modo, raggiunge una straordinaria capacità di prevedere i fenomeni naturali, ma nello stesso tempo occulta il suo stesso senso.

Infatti, l'idealizzazione e l'astrazione allontanano la scienza dalle sue origini e si perde l'ispirazione iniziale da cui la stessa scienza è nata: quella di condividere con la filosofia la ricerca di una conoscenza razionale del mondo. Il metodo scientifico, che nasce per rendere progressivamente più precise le intuizioni sensoriali dei fenomeni, diventa il mezzo attraverso cui gli enti ideali della geometria o della matematica vengono assunti come reali. Ed in questo modo la scienza si allontana dall'uomo e dalle esperienze originarie dalle quali è nata la sua stessa esigenza di conoscenza.

Nella sfera reale delle sue indagini e delle sue scoperte [lo scienziato] non sa affatto che tutto quanto queste considerazioni dovranno chiarire esige un chiarimento, in vista dell'interesse più alto e determinante per una filosofia, per una scienza in generale: l'interesse ad una conoscenza reale del mondo stesso, della natura stessa. Appunto quest'interesse è andato perduto nella scienza tradizionale, nella scienza divenuta techne, per quanto fosse determinante al momento della sua originaria fondazione (1).
(1) E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, EST 1997 (1958), p. 85.

1 commento:

Elisa ha detto...

molto interessante

www.lerosedielisa.blogspot.com