Percezione del colore / 1
Da dove ha origine il colore?
Sulla superficie della retina si trovano fotoricettori di due tipi: i coni e i bastoncelli.
I coni operano quando c'è abbastanza luce, e si dividono, a loro volta in tre tipi, ognuno dei quali è sensibile ad un colore primario (blu, giallo e rosso). I bastoncelli, invece, entrano in gioco quando c'è poca luce, nella visione notturna.
Secondo la teoria della visione di Young e Helmhotz, la percezione del colore è connessa al rapporto fra le intensità di stimolazione dei tre tipi diversi di coni. Ad esempio una lunghezza d'onda di 514.5 nm stimola il blu con un segnale pari a 7, il giallo con un segnale pari a 74 ed il rosso con un segnale pari a 39. La terna 7-74-39 viene percepita dal nostro cervello come un colore verde.
Ciò che conta per il colore, quindi, è il rapporto fra i segnali associati ai tre diversi tipi di coni.
Quando la luce è poco intensa, tuttavia, non si attivano i coni, ma i bastoncelli; e qualunque sia la lunghezza d'onda che arriva sulla retina la sensazione di colore che ne risulta è sempre la stessa:
una tinta indefinibile che sta tra il grigio scuro, il blu e il verde, tanto più cupa quanto maggiore è l'oscurità. E' la tinta livida della notte, usata dai pittori per evocare sensazioni di angoscia e di morte.(1) A. Frova, Luce colore visione, Rizzoli 2000, p. 144.
[...] i bastoncelli ci dicono solo se c'è luce e quanta ce n'è, ma ne ignorano la lunghezza d'onda, che è come dire il nome e il cognome. Proprio come in una pellicola fotografica in bianco e nero, che traduce tutti i colori e la loro luminosità in un'infinita gradazione di grigi. Questo comportamento dei bastoncelli esclude ogni dubbio residuo che la luce possa essere di per sé colorata. E conferma che il colore è solo una sensazione psicofisiologica, che proviamo quando particolari recettori - i coni - vengono stimolati (1).
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